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PROJECT / PARALLELI, INTERFERENZE, SPARIZIONI

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PARALLELI, INTERFERENZE, SPARIZIONI

La serie Paralleli, Interferenze, Sparizioni è concepita allo scopo di poter ampliare le possibilità espressive del mio lavoro di ricerca. Andare oltre lo scatto singolo significa rendere possibile un dialogo tra immagini che permetta l’emergere di significati latenti, o di amplificarli o ancora di attivarne di nuovi. Decidere di accostare immagini di luoghi e periodi diversi diventa un lavoro di ricerca in post produzione. La selezione è infatti un processo che avviene in un momento successivo alla produzione. La macchina fotografica è per me solo un mezzo attraverso il quale esprimere il mio pensiero per questo motivo è essenziale che il momento dello scatto resti libero e spontaneo.

Angela Pietribiasi

Parlare del lavoro di Angela Pietribiasi comporta un distinguo: le intenzioni ideologiche e concettuali da un lato e la forma che queste assumono visualizzandosi in immagini fotografiche. Si potrà obiettare che ciò sussiste – anche se, lo sappiamo bene, il distinguo è meramente teorico, in quanto l’opera d’arte si compie nella sintesi di entrambi i punti – in qualsiasi espressione artistica: forma e contenuto. Ma direi che in Angela Pietribiasi i due versanti contrastano in qualche modo fra di loro, nel senso di un’opposizione tra l’urgenza drammatica dei contenuti e il rastremato rigore delle scelte visive, la soluzione rarefatta delle immagini imbevute di poesia che tendono a trasmettere convinzioni intense con la purificazione estrema del mezzo impiegato. Questo ovviamente a vantaggio della fotografa/artista che riesce tradurre in immagini a volte quasi astratte, la pregnanza dell’idea che la spinge a comporle.
Angela racconta tutto ciò con una serie di dittici cui ha dato il nome di “Paralleli, interferenze, Sparizioni”, dove due diverse immagini in qualche modo si relazionano tra di loro.
I due piatti bianchi su bianco, uno vuoto, l’altro riempito di minuscole croci metalliche nella loro immacolata perfezione formale testimoniano un’assenza e, con le croci, un metaforico sacrificio, compiuto da qualche parte per soddisfare la nostra alimentazione.

È una riflessione che nasce dalle immagini ribaltandosi su abitudini acquisite e che vorrebbe indurre il cambiamento. Anche qui siamo colpiti dalla riduzione estrema delle presenze visive, dalla pulizia compositiva e dal senso poetico che ne deriva. E gli esempi si accavallano. C’è la petroliera che all’orizzonte di un mare luccicante, emette un volume spropositato di fumo velenoso e, dall’altra parte l’immagine di un uccello marino assorbito in una bacinella arrugginita, una testimonianza in un ambiente degradato (Angela ha lavorato molto sui luoghi abbandonati), che ci rimanda ai famosi gabbiani appesantiti dal petrolio. O ancora la balena spiaggiata e, per converso. la nave che affonda, ovvero due morti per ragioni antitetiche, per annegamento, quella dell’uomo, per star fuori dall’acqua, quella dell’animale. Ecco dunque paralleli, interferenze, sparizioni ciò che la fotografa/artista insegue nella sua osservazione del reale e del rapporto uomo-ambiente in cui si colloca la preziosa investigazione di Angela Pietribiasi.

Maria Campitelli

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